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Immagine del redattoreSimone Savio

Tenuta Monteti: eccellenza e sostenibilità tra i colli della Maremma

Aggiornamento: 23 feb 2022

La storia di Tenuta Monteti comincia nel 1998, quando Gemma e Paolo Baratta, dopo anni di ricerca, trovano quest’angolo di Toscana nella bassa Maremma, dove riprendere un progetto di gioventù. In una piccola valle, a 15 km dal mare e a un’altezza di 145m, i campi sono protetti dal colle Monteti da cui l’azienda prende il nome.

Partita da un progetto nato da campi da pascolo e da una costruzione diroccata, nel 2018 Tenuta Monteti è arrivata, come ultimo step di espansione, ad acquisire la proprietà vicina incorporando così oltre 5000 piante di olivi a regime biologico, nuovi boschi e 6 ettari di campi su cui piantare nuovi vigneti.

Fin dalla sua nascita, l’azienda ha puntato sul più alto livello di qualità raggiungibile da questa terra ed ha sviluppato una sempre crescente attenzione al rispetto dell’ambiente in tutti gli aspetti del processo di produzione. Nel 2017 ha ottenuto il certificato di “Vino sostenibile” per Caburnio e Monteti, nell’ambito del programma V.I.V.A. “Vitivinicoltura Sostenibile” del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.


Agricoltura responsabile

Tenuta Monteti lavora circa 28 ettari di vigna, divisi in 4 parti contigue con un’ottima esposizione sud-est e sud-ovest, a un’altitudine media di 145 mt. sopra il livello del mare distante appena 15 km. Il terreno ha una struttura complessa, sassosa su substrato argilloso che garantisce un buon drenaggio mantenendo in profondità freschezza e umidità. Il colle Monteti difende il vigneto dai venti diretti del Mediterraneo, creando un microclima ideale grazie al quale le viti possono godere protette della vicinanza del mare.

Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Cabernet Franc, Alicante-Bouschet e Merlot si alternano nel vigneto divisi in 28 parcelle, come in una scacchiera. La densità è di 6.600 piante per ettaro. L’impianto è a cordone speronato.

Il lavoro è effettuato nel massimo rispetto possibile della natura e dell’ambiente tramite utilizzo di concimi invernali organici e una centralina meteorologica che, con i suoi sensori posti nel vigneto a rielevare temperatura e umidità fogliare e del terreno, aiuta ad abbattere i trattamenti all’indispensabile.



Selezione e Fermentazione spontanea e basso uso di Solfiti

La vendemmia è rigorosamente manuale e la fermentazione delle uve pigiate avviene per via spontanea, grazie ai lieviti indigeni presenti sugli acini e nell’aria, senza necessità di aggiunte di lieviti non autoctoni. Le terrazze di vegetazione di cui è circondata la cantina, contribuiscono ad arricchire l’aria di buoni lieviti naturali. I risultati, significativi in termini di complessità aromatica, confermano ulteriormente il legame dei vini prodotti con il loro territorio.

L’uso dei solfiti viene abbattuto grazie a un prolungato contatto del vino con le fecce nobili, già ricche di antiossidanti naturali, e con un continuo controllo dei suoi livelli di esposizione all’ossigeno in barrique. Una scommessa iniziale che ora è prassi consolidata dell’azienda.



Maturazione e Affinamento

La forza di gravità è l’unico aiuto durante tutto il processo di produzione, dalla caduta delle bacche nei tini per la fermentazione fino alla discesa del vino nelle barriques. Questo consente di evitare procedimenti di pompaggio stressanti sia per l’uva che per il vino.

Fondamentale è poi il successivo periodo di affinamento in bottiglia. Minimo due anni al buio e a temperatura controllata per il Monteti, uno per il Caburnio, prima di essere messi sul mercato, garantiscono un giusto ammorbidimento dei tannini dopo la lunga maturazione in legno, esaltando le caratteristiche naturali dei rispettivi blend.


Veniamo adesso alla descrizione dei due vini bandiera di Tenuta Monteti, direttamente dalle parole del patron Paolo Baratta



Monteti e Caburnio

Monteti e Caburnio sono entrambi denominazioni Igt Toscana per assecondare meglio le caratteristiche del terreno, potendo scegliere in libertà i vitigni più adatti, perseguire basse rese ed elaborare un proprio metodo di vinificazione e invecchiamento che con massimo rigore applichiamo e affiniamo anno dopo anno.

Pur condividendo un simile concetto stilistico, sono diversi tra loro per composizione e maturazione.

Ogni annata prodotta di entrambi i vini mira a trarre il meglio dall’andamento reale del clima e della natura. Ogni annata è quindi, pur attorno a pilastri saldi, una storia a sé.


Il Monteti è il nostro vino di bandiera.

Prende il nome, come la tenuta, dal colle che protegge la nostra vigna dai forti venti diretti del Mediterraneo garantendoci un ideale microclima grazie al quale le viti possono godere protette della vicinanza del mare.

È composto da Petit Verdot (con percentuali che possono variare, a seconda dell’annata, dal 40 al 55%), Cabernet Franc (tra il 30 e il 25%) e Cabernet Sauvignon (tra il 15 e il 20%).

Matura per 18 mesi in barriques di rovere francese di media tostatura, nuove per il 70%. Affina in bottiglia per 24 mesi prima di essere messo sul mercato.


Con il Monteti ricerchiamo la personalità del territorio, la Maremma, assoggettata però alla complessità ed eleganza di un grande vino. Il Petit Verdot è la personalità, il cavallo ribelle, il Cabernet Sauvignon porta la struttura e la longevità, il Cabernet Franc è l’elemento femminile che abbraccia e ingentilisce entrambi.


Con il Monteti ricerchiamo un vino con un andamento sensoriale “a cucchiaio rovesciato”: con un attacco delicato, attraente, una piena espansione successiva e un lungo finale.

E' il vino decisamente più robusto tra i due e per queste caratteristiche trova la sua collocazione ideale a fianco della selvaggina sia da piuma che non, assieme ad esempio a pernici o fagiani. E' il compagno ideale per secondi piatti come le bistecche di cinghiale o di cervo.


Il Caburnio è l’altro vino, non il secondo.

Prende il nome da un refuso di una trascrizione di un passaggio della Storia della Natura di Plinio il Vecchio, scritta tra il 23 e il 79 d.C., in cui nell’illustrare la viticoltura in epoca romana nella provincia della Gallia Narbonense compare per errore “vitis Caburnicam” in luogo di “Narbonicam, Narbonensis”.

“Negli ultimi sette anni è stata introdotta in Alba Helvia, una vite che germoglia in un solo giorno ed è perciò resistentissima; la chiamano Caburnicam ed è oggi piantata in tutta la provincia.”

È composto da Cabernet Sauvignon (dal 60 al 50% a seconda dell’annata), Alicante-Bouschet (30-20%) e Merlot (20-10%).

Per 12 mesi il 50% matura in acciaio e l’altra metà in barriques e tonneaux di rovere francese di media tostatura di cui solo il 25-30% sono nuovi.

Affina poi in bottiglia per altri 12 mesi prima di essere messo sul mercato.


Si tratta di un vino complesso ma al contempo dotato di freschezza e ottima bevibilità.

Si conferma un ottimo vino che eccelle come aperitivo a fianco a pietanze a base di formaggi semi stagionati e stagionati o abbinato a crostini con fegatelli di pollo.

Si sposa assieme a primi piatti a base di carne come tordelli al ragù, lasagne e lasagnette stordellate e a secondi come la trippa alla fiorentina o il mitico panino con il lampredotto.



Entrambe le qualità vi aspettano nello store di via Lunense 61 a Marina di Carrara, vi aggiorneremo presto sul prossimo evento di degustazione dedicato a Tenuta Monteti: perché toccare con mano (…col palato!) queste produzioni vale più di mille parole!


Vi aspetto

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